“Mentre i fermenti del femminismo – scrive Maria Dutto – si appellavano a una nuova stagione delle donne stesse, con Marisa Sfondrini decidemmo di dar vita al Gruppo per la Promozione della donna”. Con Marisa Sfondrini ripercorriamo la storia del Gruppo Promozione Donna
Negli anni ’70 il nuovo Statuto dell’Azione Cattolica prevedeva che le “adunanze” dovessero comprendere la presenza di uomini e donne, suscitando non pochi problemi. “Nella nostra diocesi – scrive Maria Dutto – le 46mila appartenenti all’Unione Donna si dimezzarono: perdevano il loro giornale, le loro ‘adunanze’, le loro responsabili, proprio – qui arriva l’affondo della Dutto – mentre i fermenti del femminismo si appellavano a una nuova stagione delle donne stesse. Fu per questo motivo che, con Marisa Sfondrini, decidemmo di dar vita al Gruppo per la Promozione della donna” (M. Dutto, Le donne e l’amicizia, due pilastri dell’Ac ambrosiana, In dialogo unitario, n. 1, Gennaio/Febbraio 2005).
Come nasce la proposta del Gruppo Promozione Donna?
“Sembrava quasi una scommessa in un orizzonte ecclesiale ancora sfavorevole rispetto alla protesta femminile. Nel 1972 – racconta oggi Marisa Sfondrini – Maria Dutto invitò alcune responsabili di aggregazioni laicali presenti sul territorio. L’invito non andò a buon fine. Nel secondo tentativo mi coinvolse. Si invitarono tutte le responsabili dei movimenti laicali presenti in diocesi, fossero unicamente femminili o misti, come l’Azione Cattolica. Scrisse una lettera semplice, anche umile, coinvolgente, che ebbe un effetto positivo. Molte accettarono l’invito a ritrovarsi in via Sant’Antonio 5 in un pomeriggio di sabato. Ancora ricordo quell’appuntamento con un sorriso. Quasi fosse un’occasione mondana, avevamo preparato anche tè e pasticcini. Quella prima riunione non affrontò subito i grandi problemi, lo scopo principale era di stabilire una conoscenza reciproca e una volontà comune di partecipazione. Anche le donne cattoliche non erano contente della loro situazione. La proposta del GPD era interlocutoria, dovevamo rilevare insieme, e contemporaneamente, i principali problemi nella situazione delle donne cattoliche nei riguardi della Chiesa e della società civile. Tutte le partecipanti riconobbero a Maria Dutto il ruolo di indiscussa promotrice. Io redigevo i verbali delle riunioni, scrivevo articoli per le varie testate che a mano a mano si accorgevano di noi, andavo in giro a parlare della condizione femminile dal punto di vista cattolico con molte altre partecipanti, in testa Maria Dutto”.
La Chiesa ambrosiana come accolse la proposta di Maria Dutto?
“Nel 1972 – e anni seguenti – in cui era nato il GPD, l’arcivescovo di Milano era il cardinale Giovanni Colombo, uomo di grande intelligenza e spirito pastorale. Non era certo classificabile come ‘femminista’, ma aveva ben compreso che anche nelle file delle donne cattoliche era in atto la necessità di una riflessione nata da oggettive mancanze soprattutto d’ordine pastorale, e non solo. Fu subito informato della nascita, e crescita, del GPD da Maria Dutto. Il cardinale Colombo non mise mai intralci al lavoro del GPD, grazie soprattutto alla presenza di Maria Dutto che stimava moltissimo. Per lui era una garanzia di serietà nelle riflessioni e nelle eventuali proposte. Il cardinale fece qualcosa di insolito e ‘di più’. Al tema della donna nella Chiesa dedicò un opuscolo dove teneva conto dei temi e dei problemi che il GPD andava proponendo”.
Le parrocchie furono interessate alla proposta del GPD?
“I parroci furono subito interessati proponendo quanto si elaborava. Davano un indirizzo anche alle, magari timide, proteste avanzate dalle parrocchiane. Fin dai primi tempi gli inviti nelle parrocchie, per affrontare i problemi femminili del GPD, erano numerosi. Il Gruppo organizzava anche convegni annuali affrontando temi sociali ed ecclesiali. Nelle riflessioni ci aiutavano i migliori ‘cervelli femminili’ presenti allora nel Paese. Il pubblico sempre numeroso e misto: donne battezzate e donne della società civile. Partecipavano anche gli uomini, ma sempre in minoranza. Il lavoro svolto era tutto volontario. Nella veste di segretaria ho scritto pagine e pagine, addirittura volumi! Abbiamo girato tantissimo nella diocesi, nelle parrocchie, nei gruppi piccoli e grandi. Un lavoro straordinariamente bello, di grande soddisfazione e di non poca fatica. Nel tempo il Gruppo ha visto diminuire le presenze e le attenzioni. Dopo gli anni Ottanta anche la volontà di protesta e proposta era fortemente diminuita. Il GPD si è ufficialmente congedato nel 2013 con un piccolo opuscolo, da me curato, intitolato Nate una sera di quarant’anni fa…, dove si ripercorrono i quarant’anni di vita del Gruppo”.
[Per approfondire dopo l’intervista a Marisa Sfrondrini la figura di Maria Dutto ricordiamo il volume G. Vecchio, Maria Dutto, una storia al femminile. Donna, cattolica, milanese. Scritti, interviste e testimonianze, Milano, In Dialogo 2023]
Silvio Mengotto