Come si fa ricominciare? Sembra una domanda inutile o che attraversa solo alcuni momenti della vita, dove la ripresa è necessaria, anche se non sempre facile. Tuttavia ricominciare, rimettersi in viaggio è uno dei desideri profondi dell’esistenza di ogni uomo e di ogni donna.
Le pagine dei vangeli delle ultime domeniche del tempo liturgico dopo l’Epifania ci hanno intensamente preparato la strada. La parabola del padre misericordioso (Lc 15) e il racconto della donna colta in flagrante adulterio e condotta in giudizio (Gv 8) avevano come filo rosso precisamente queste domande:
come si può ricominciare? Da dove? Da chi?
È davvero possibile rientrare in se stessi e fare ritorno a casa?
Il padre misericordioso di cui parla Gesù non attende altro. Al contrario, per gli scribi e i farisei del racconto di Giovanni la risposta è chiara: non è possibile immaginare una ripresa! Quando si supera un limite, si deve soltanto farla finita. Commuove la scelta opposta di Gesù, mentre il cerchio si stringe e le grida che chiedono giustizia si fanno più forti. Il gesto sorprendente di scrivere per terra, prima ancora di capire attorno a cosa, impone a tutti un silenzio, una riflessione: che cosa c’è scritto nei vostri cuori? Che cosa chiedono le vostre labbra? «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei».
Senza questa presa di coscienza di ciò che siamo non è possibile avere una visione giusta della realtà. Piano piano le mani hanno lasciato cadere le pietre e, uno dopo l’altro, se ne sono andati.
Dopo che il cerchio del giudizio si è spezzato sono rimasti solo in due, la donna e Gesù. «La misera e la misericordia», dice Agostino. La vita non è finita. Si può ripartire. Certo, rimane la vertigine di sempre, del fare un passo nella vita. Ma è così che si ricomincia. È il senso della Quaresima che ci conduce a Pasqua.
Recentemente i giornali hanno dato una notizia di una scoperta emozionante. Il James Webb Space Telescope, il più potente strumento di osservazione dell’universo mai progettato e costruito dall’umanità, ha captato la luce proveniente da Leda, una galassia simile alla nostra. Questa luce ha impiegato un miliardo di anni per giungere agli occhi del telescopio e, alla fine, a noi. Nel frattempo un miliardo di anni di vita è trascorso sulla terra. Un miliardo di anni che facciamo fatica a raccogliere. Sulle prime questo misura tutta la nostra piccolezza. Ma subito dopo ci riempie di commozione. È lo stupore sempre intatto del Salmista: «che cosa è mai l’uomo perché di lui ti ricordi, il figlio dell’uomo, perché te ne curi?» (Sal 8).
Saremo, certo, ben piccola cosa, ma dentro un disegno e una cura che non hanno limiti. Chi è l’uomo?
«Un essere posto nel travaglio – scriveva A.J Heschel -, ma che ha i sogni e i disegni di Dio; il sogno di Dio di un mondo redento, della riconciliazione tra cielo e terra, di una umanità che sia realmente a sua immagine. Il sogno di Dio è di non essere solo, ma di avere il genere umano come compagno nel dramma dell’incessante creazione».
In questi anni i drammi sono diventati persino troppo acuti. Eppure il sogno di Dio rimane intatto. È il senso del cammino che, ancora una volta, ci conduce a Pasqua. Anche così si ricomincia.
Don Cristiano Passoni