Sfaccettature del linguaggio online, uso popolare dei social media, cyberbullismo, bodyshaming e body positivity, infine, le grandi domande sull’abilità di educare oggi, del prendersi cura dei più piccoli accanto a noi. Queste sono state le parole chiave protagoniste della giornata di formazione dedicata ai Giovani dell’Ac e in particolare agli educatori del progetto Ac Move, rivolto ai Giovanissimi.
Ospiti all’oratorio di Pescate (nella zona di Lecco), sono stati tre gli interventi su cui i partecipanti (circa una quarantina) hanno focalizzato l’attenzione: Barbara Alaimo ha raccontato dell’associazione di cui fa parte Parole_O_Stili, concentrandosi sulla complessità della comunicazione in rete, in particolar modo in rapporto agli adolescenti. Rosangela Carù – pedagogista, consulente e scrittrice – ha illustrato il fenomeno della percezione del corpo connesso al giudizio altrui, all’odio e alla vergogna che ne deriva. Infine, con Claudia Alberico, della Fondazione don Silvano Caccia, direttrice di due consultori, si è cercato di mettere nero su bianco le questioni più urgenti sull’importanza di educare nel nostro momento storico.

Fare formazione ormai dovrebbe essere indispensabile per chi ha a che fare quotidianamente con le vite degli altri nel lavoro, nel volontariato, in famiglia, nelle relazioni più variegate. Ecco, dunque, che i giovani e gli educatori dei gruppi adolescenti di Ac Move, sparsi sul territorio, si sono ritagliati questo spazio di riflessione e approfondimento.
Tra le altre cose, Barbara Alaimo ha esposto il Manifesto di Parole_O_Stili (associazione non-profit creata a Trieste nel 2016), pensato per sensibilizzare l’utilizzo delle parole in rete, per educare con cura tra i pericoli e i meandri della rete. «Tutti possiamo essere influencer nel nostro piccolo, saper illuminare in maniera positiva, cogliere spunti interessanti, formare il pensiero», racconta Barbara. «Quando pensiamo ai social network, inevitabilmente pensiamo ai più giovani e alla loro sensibilità, alla necessità che sentono di essere ascoltati e guidati». Navigare e comunicare consapevolmente in rete, quindi, è una responsabilità: è quell’ I care di don Milani, rivolto a chi rischia di perdersi, persino senza poter più tornare indietro, in alcuni drammatici casi, come le cronache riportano.

«Sempre più spesso si assiste alla denigrazione dell’altro in rete, al giudizio frettoloso del corpo altrui, dell’aspetto esteriore non conforme a stereotipi. I giovanissimi e i bambini ne soffrono più di quanto si possa immaginare. Se ripetuti, gli atti di bodyshaming sfociano in un vero e proprio reato di bullismo, per questo è importante fare prevenzione, educarsi al rispetto reciproco del corpo», ammette Rosangela Carù. E se si porta i ragazzi ad ampliare il proprio sguardo, a cambiare la propria mentalità, capiranno col tempo il valore dell’essere belle persone nella propria interezza.
«Gli adolescenti di oggi non vogliono risposte. Si sentono impauriti, insicuri, sfidanti, pieni di energie, fragili allo stesso tempo. Ciò che possono fare le persone accanto a loro è essere pari a una cassa di risonanza, avere realmente l’intenzione di educare e di proporre feedback positivi ed esperienze da vivere insieme, così da innescare un vero e proprio percorso», spiega la Alberico. «Non si può esserci a spot, per i ragazzi bisogna esserci e basta, e proprio la lentezza, anzi, dovrebbe essere la nuova costante nell’educare».
Francesca Bertuglia