In battito d’ali, è già terminato anche il secondo turno dell’Acr a Santa Caterina Valfurva (SO), tra il 18 e il 22 giugno. Protagonisti di questa settimana sono stati i bambini dai 9 agli 11 anni, quindi di quarta e quinta elementare, rispetto ai più piccoli del primo turno. Come ci riporta Mariachiara Mazzola – 23 anni, di Lentate sul Seveso, responsabile diocesana dell’Acr insieme a Gaia Boldorini –, anche questa è stata un’esperienza all’insegna del motto “avanti con gioia!”.
Come educatrice referente del campo, abbiamo raccolto la sua testimonianza.
Mariachiara, incominciamo dalla parte tematica proposta. Avete seguito la stessa del I turno?
Sì, abbiamo trattato anche noi la storia di Giona, raccontata nell’Antico Testamento, tra i libri profetici. Quest’anno ogni turno dell’Acr seguirà quest’argomento, ciò che cambia di settimana in settimana sono le modalità e i materiali con cui la vicenda è affrontata, ovviamente sulla base dell’età dei ragazzi. Abbiamo ripercorso le sue tappe con un approccio che fosse adatto ai bambini di quarta e quinta elementare, e abbiamo cercato di lasciar spazio alla testimonianza in prima persona. Ad esempio, oltre alla drammatizzazione in scenette già espressa durante il primo turno, abbiamo vissuto un momento di deserto, e abbiamo chiesto ai bambini, attraverso un’attività proposta, come avrebbero comunicato la loro fede agli altri grazie ai social.
Che approccio hanno mostrato i bambini, allora?
A questo proposito, i bambini sono stati molto propositivi. Ognuno teneva al fatto di poter raccontare qualcosa di sé, del proprio vissuto, del proprio rapporto con l’associazione. Come capita tra i più grandi, hanno proprio cercato di fare momenti di condivisione. In generale, tutti i partecipanti hanno mostrato la parte migliore di loro stessi, risultando rispettosi ed educati nei confronti dei giovani educatori, dell’ambiente circostante e delle normative di sicurezza da mantenere a causa del Covid.
A questo riguardo, qual è stata la vostra organizzazione?
In questo turno i bambini iscritti erano trentatré, accompagnati da sei educatori, e come referenti “esterni” c’eravamo io e don Fabio, per dare una mano ogni qualvolta ci fosse bisogno. Abbiamo suddiviso i partecipanti secondo tre “bolle”, com’era già stato durante il primo turno, cosicché ogni gruppo fosse composto da un numero contenuto di bambini, che rimanesse fisso durante le giornate così come per i pasti e le camere. Dunque, avevamo due bolle da 12 e una da 9. Lo stesso valeva per i due educatori loro assegnati. Ciò ovviamente ha permesso una buona organizzazione nel rispetto delle regole, nonostante fosse un compromesso da attuare. Ognuno dei gruppi aveva un nome particolare: I draghi marini, Il galeone fantasma, La ciurma degli oceani. Com’era già capitato, gli educatori erano alla loro prima esperienza di campo, ma nonostante un po’ di fatica organizzativa, hanno saputo fare gruppo in maniera coesa, mostrando serietà e divertimento allo stesso tempo, senza mai tralasciare un approccio umano e sensibile.
Rispetto al primo turno, abbiamo cambiato anche la gita proposta. Siamo stati al Ponte delle Vacche, che si trova a un’ora e mezza di distanza rispetto alla Benedicta, e sotto il ponte ci siamo fermati al torrente che porta il nome di S. Caterina. È stata una bella occasione per “unire le bolle”, per fare squadra e per lasciare ai bambini uno spazio per sé da vivere in mezzo alla natura… Un altro momento divertente vissuto tutti insieme è stato guardare la partita degli Europei in cui giocava l’Italia… Insomma, pur essendo in montagna, non ce ne siamo dimenticati!
Come sono andati i momenti di preghiera?
Molto bene. Di nuovo, abbiamo notato una partecipazione spigliata generale da parte dei bambini. Tutti volevano parlare e cantare. E ciò ci ha spronato a voler dare di più, a proporre domande e riflessioni ancora più provocatorie. Non abbiamo trascurato, inoltre, i pilastri della Regola dell’Acr.
Cosa ti porti a casa alla fine di quest’esperienza?
Sono felice di aver avuto questa opportunità, e ringrazio di nuovo le famiglie per la fiducia dimostrata nei confronti di noi educatori. Fa sempre piacere ricevere messaggi di ringraziamento per il coinvolgimento ricevuto. Personalmente, frequento i campi estivi di S. Caterina da quando sono bambina, ma era la mia seconda esperienza in quanto referente della settimana, mentre per sette anni sono stata educatrice. Quindi sono grata di ciò che ho ricevuto, specialmente quest’anno in cui la situazione è tutt’ora incerta, e a maggior ragione la responsabilità accordataci non è stata scontata. Agli educatori in generale è piaciuto l’approccio dei bambini, la ricchezza umana che hanno saputo condividere. Sicuramente, l’esperienza di S. Caterina è l’occasione per lanciare questo messaggio: come associazione teniamo realmente allo sviluppo di buone relazioni tra i ragazzi stessi e tra i ragazzi e i loro educatori. I bambini sono i veri protagonisti, e di anno in anno speriamo di migliorare sempre, anche con la cura dei dettagli, perché ogni campo sia sempre alla loro portata, e che dia loro soddisfazione.
Di Francesca Bertuglia