L’intera cattolicità è stata convocata da papa Francesco ad assumere uno stile di ascolto sinodale, rievocando nella Chiesa un diritto di ascolto e di parola che da secoli era di fatto venuto meno per i fedeli in genere. Quasi fosse diritto solo di alcuni quello di parlare e il dovere di tutti gli altri quello di ascoltare, di ascoltare soltanto. Papa Francesco ha ritenuto pertanto che sia giunto il momento di rimettersi in ascolto di tanti fratelli e sorelle che, condividendo e patendo la medesima fede, dopo secoli di silenzio non avrebbero mai più immaginato di poter essere ascoltati, avendo il diritto di prendere parola. E tutto questo in vista di una testimonianza più trasparente del Vangelo, nella convinzione che camminando tutti insieme (syn–odòs), lo Spirito, che sempre parla alla sua Chiesa, potrà essere meglio percepito e ascoltato.
In questo modo papa Francesco non sta reclamando un recupero di buone maniere nel dialogare ecclesiastico a tutti i livelli, dal Sinodo dei vescovi al consiglio pastorale di una parrocchia qualsiasi. E neppure intende risolvere la dialettica ancora perdurante chierici/laici, come fosse giunto il momento di una sua paritetica composizione. L’invito è piuttosto ad acquisire uno stile sinodale di ascolto capace di ridare slancio a tutti coloro che sono stati e si sentono afferrati dal Vangelo, in qualunque ora e in qualunque modo siano stati chiamati a lavorare nella vigna del Signore. Senza il ritorno all’esercizio concreto di un ascolto ecclesiale, sinodale e spirituale, la Chiesa finirebbe per corrompersi e addirittura l’insieme e il peso dei suoi apparati potrebbe spegnere la voce, il gemito, se non persino il grido, dello Spirito.
Per dare corpo concreto a questo processo sinodale (“avviare processi….”), papa Francesco per un verso, nella linea di una procedura ordinaria della Chiesa, ha avviato il 10 ottobre scorso la XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi – “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione” – che si celebrerà a partire da ottobre 2023; e per un altro ha pure chiesto a tutte le chiese particolari del mondo, a tutte le diocesi, tramite le conferenze episcopali nazionali, di avviare al loro interno dei percorsi o cammini sinodali diocesani (17 ottobre 2021). In questo senso la Conferenza Episcopale Italiana (Cei) ha già diramato il titolo dei percorsi sinodali per le Chiese che sono in Italia: Annunciare il Vangelo in un tempo di rinascita – Per avviare un ‘cammino sinodale’, che nei prossimi mesi sarà meglio dettagliato e accompagnato. Restando fermo e chiaro quanto papa Francesco aveva affermato in occasione della apertura del Sinodo dei Giovani (3 ottobre 2018): «scopo del Sinodo e quindi di questa consultazione non è produrre documenti ma far germogliare sogni, suscitare profezie e visioni, far fiorire speranze, stimolare fiducia, fasciare ferite, intrecciare relazioni, risuscitare un’alba di speranza, imparare l’uno dall’altro e creare un immaginario positivo che illumini le menti, riscaldi i cuori, ridoni forza alle mani».
Questo comporta il fatto che ci troviamo di fronte a due eventi sinodali che si intrecciano, almeno per quanto ci è dato di constatare in questi mesi, che segnalano propriamente la fase di avvio di entrambi. Infatti la Segreteria centrale del Sinodo dei vescovi, al fine di poter preparare al meglio il Sinodo sulla sinodalità del 2023, ha chiesto che in tutte le diocesi del mondo venga avviata una ampia consultazione di ascolto sinodale che permetta di raccogliere indicazioni, provocazioni, suggerimenti e spunti utili alla composizione dell’Instrumentum laboris, sul quale poi saranno proprio i vescovi a discutere e consigliare in vista di un loro documento finale.
I tempi a questo punto sono piuttosto stretti, stando alle indicazioni fornite dalla Cei a tutte le diocesi italiane: da dicembre 2021 ad aprile 2022. Naturalmente per questa consultazione è stata fornita dalla stessa segreteria del Sinodo una Traccia (allegata). Ad uno o più punti di questa traccia, sempre corredata di alcune domande, sarà possibile riferirsi per avviare un ascolto sinodale da parte di tutti i fedeli o gruppi di fedeli appartenenti anche a gruppi, movimenti, associazioni, istituti di vita consacrata e religiosa ecc. della diocesi, concordando con il Referente diocesano per il Sinodo il momento più adatto (referentediocesanosinodo@diocesi.milano.it; Segreteria: 02.8556.204).
Non andrà intanto dimenticato che «l’obiettivo non è di sovraccaricare le diocesi e le parrocchie, quanto piuttosto di integrare il processo sinodale nella vita della Chiesa locale in modi creativi che promuovano una comunione più profonda, una partecipazione più piena e una missione più fruttuosa» (Vademecum 13).
Infatti è innegabile riconoscere che la diocesi di Milano, solo riferendosi al dopo Concilio, conosce una forte attenzione al dinamismo sinodale: dal Sinodo 46° (1972) e 47° (1994-95) al Sinodo Minore “Chiesa dalle genti” (2018), giungendo ultimamente alla indizione dei Gruppi Barnaba (2021) in vista dell’avvio delle Assemblee Sinodali decanali. Pertanto all’istituzione recente dei gruppi Barnaba in ogni decanato della diocesi ambrosiana va riconosciuto per un verso il diritto di procedere perseguendo le finalità proprie e per un altro una comprensibile collaborazione con i percorsi di consultazione promossi dalla Segreteria del Sinodo dei vescovi in vista del loro Instrumentum laboris, come anche di tante altre iniziative o cammini sinodali che dovessero essere segnalati dalla Cei. Come affermava l’arcivescovo Mario Delpini il 17 ottobre scorso in Duomo: «questo è appunto il tempo di Barnaba. Il tempo cioè per vedere la grazia di Dio, esortare alla perseveranza […], per incontrare, ascoltare e discernere».
Evidentemente la Chiesa è di fatto a tutt’oggi l’unico soggetto a valenza planetaria che ha ancora la possibilità di rendere questo evento di purificazione, di riconciliazione, di ritrovata fraternità (Fratelli tutti), un movimento di speranza per l’umano che è comune ai popoli del mondo.
La svolta che ci è chiesto di cominciare da adesso affidandoci a queste forme di consultazione e di ascolto sinodale non è facile. Abbiamo per sé pochi precedenti nella storia e comunque sarebbero sempre dei precedenti molto lontani nel tempo. Ci è chiesto pertanto di imparare a diventare creativi, anche con poche risorse e per certi aspetti usufruendo di tempi che sono sempre brevi e complessi da organizzare in termini di ascolto.
Se tuttavia ci dovessimo tirare indietro di fatto non saremmo solo indisciplinati: papa Francesco e i nostri vescovi ce lo stanno chiedendo con insistenza e con buone intenzioni. Semplicemente potremmo piuttosto intristire lo Spirito: rendendo inascoltata la sua voce e i suoi gemiti. Se invece ci avventuriamo con generosità lungo questo processo sinodale che non sappiamo dove ci porterà, ci sarà data la grazia di una più autentica letizia del Vangelo.
don Walter Magni
Referente diocesano per il Sinodo