Dalla scorsa primavera, la Presidenza e il Consiglio diocesano dell’Azione cattolica ambrosiana hanno intrapreso il cammino “Essere e fare l’Ac in un tempo nuovo” per ripensare l’associazione e la sua proposta concreta in questo tempo di rapidi cambiamenti, ulteriormente accelerati dal Covid. Ne parliamo con Giancarlo Melzi, segretario diocesano dell’Ac ambrosiana.
Quali sono gli obiettivi di questo lavoro?
«È vero, la scorsa primavera, in Presidenza, ci siamo domandati come i cambiamenti nella società e nella Chiesa, già in corso ma accelerati dalla pandemia, interrogassero l’Ac e la Chiesa ambrosiana. È iniziato così un percorso che abbiamo chiamato “Essere e fare l’Ac nel tempo nuovo” con l’obiettivo di ripensare l’Ac oggi, al passo con i tempi mutati (in questo “cambiamento d’epoca”), partendo dall’esperienza proprio di questi tempi per continuare ad avere una voce capace di vivere ed annunciare la speranza e la gioia del Vangelo all’uomo di oggi. Non ci siamo dati un tempo preciso per il percorso (certo che il cammino dovrà avere una fine!) ne sappiamo dove ci porterà, ma sappiamo che è una strada da percorrere e da percorrere ora, adesso. E su questo adesso rubo le parole a don Cristiano, il nostro assistente diocesano: Adesso per noi significa come associazione avviare con calma, ma insieme con determinazione, una riflessione circa il piccolo passo, il gradino da affrontare in questo momento, senza la pretesa di avere il quadro completo».
Come si è articolato il percorso fatto fino ad ora?
«In presidenza abbiamo iniziato ad “istruire la pratica” con l’aiuto dell’assistente don Cristiano Passoni attraverso una riflessione attorno a tre immagini (“L’arca, la rete e Nazaret”) che abbiamo subito condiviso con il Consiglio diocesano. Ne è seguita una fase di ascolto di voci autorevoli e ci siamo così lasciati interrogare dall’ex presidente nazionale Matteo Truffelli, da monsignor Pierangelo Sequeri, da monsignor Luca Bressan e dalla teologa professoressa Lucia Vantini (non poteva mancare una voce femminile!). Contemporaneamente in Consiglio diocesano ci siamo interrogati e ci stiamo interrogando, lavorando a gruppi, su come essere e come fare AC oggi (quali attenzioni, quali buone pratiche, cosa di buono mantenere e valorizzare, cosa dovremo fare…) abitando la città e abitando il territorio della diocesi».
Quali sono i punti nodali emersi?
«Potrei forse sintetizzarli così, rifacendo il verso ai nostri interlocutori: per chi (per quali persone, per quale Chiesa, per quale società …) e con chi (abbiamo in mente l’enciclica di papa Francesco “Fratelli tutti” ed un’associazione che per sua natura ha nel suo dna il lavorare insieme dentro il pulviscolo e la frammentazione di questi nostri giorni) annunciare la gioia dell’essere cristiani dentro la Chiesa (un attrattivo “godimento simbolico”) in una città senza più campanili (Milano come Ninive) consci che le rivoluzioni accadono con la nascita di qualcosa di nuovo a cui porre attenzione e da riconoscere».
Come si procederà prossimamente?
«Per l’estate abbiamo consegnato il materiale ai responsabili associativi a tutti i livelli, chiedendo loro di riflettere su quanto esposto e rispondere ad un questionario di cui stiamo raccogliendo ora i risultati, anzi, colgo l’occasione per sollecitare chi ancora non l’avesse fatto a fornire il suo contributo! (a questo link si trovano le informazioni https://azionecattolicamilano.it/essere-e-fare-l-ac-nel-tempo-nuovo/) Per tutti i responsabili il percorso continua con un appuntamento già il prossimo 16 ottobre mentre il Consiglio diocesano continua l’elaborazione nel lavoro a gruppi in attesa di raccogliere quanto emerso dai questionari. Da lì vorremmo estendere la riflessione a tutti i soci sparsi nel territorio, perché sia un po’ tutta l’Associazione a muoversi su questo terreno di novità, perché dai nostri soci possano emergere suggerimenti nuovi e importanti e perché il cambiamento, sa ha da essere, sia dal basso e condiviso».